SAUDADE 3
Dallo skyline del mio confine
svetta poderosa la sagoma dell’indulgenza.
A me stessa, al mio primo mito
io Gea tu Urano. Silenziosa ombrosa abbandonata
la torre sovrasta la mia valle e non si arrende mai.
Si è tappezzata di rampicanti a suggerle il cemento
adornata di finestre murate
un balcone crollato un graffiti tacito di bombolette acetate a colori traslucidi
raffigurante una sirena come forse al porto di Lisbona l’ho visto.
E’ un martello pneumatico
una svista nell’equazione una figura di dressage
è quello che mi fa infuriare quello che mi sa placare.
La mia gioia d’esser triste di trine e di verde vestita
accompagnata da Tennessee Wiliams quello dello Zoo di vetro
e sempre sempre sempre da Victor Hugo.
Mia mia mia soltanto mia di un possesso benedetto
quello del lucido assassino seriale che colleziona i suoi feticci.
Grata anche solo della forma bella del nulla.
Un relitto industriale un banco di pesci d’argento un movimento di fianchi come acqua fluttuante.
Questo mi simula o mi dissimula
stringendo gli occhi sul profilo crepuscolare del mio orizzonte.
Un controluce impervio conclamato oggi in spazio per il nuovo.
Con questo terzo pezzo si conclude la trilogia di Saudade, è il termine portoghese che comprende la malinconia, il vivere nel ricordo è quella struggente passione cantata nel FADO.
Nell’immagine H. Hopper

3 risposte su “La mia poesia della settimana”
Bella , un po’ intorcinata
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Come la saudade🥰
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Come la saudade😘
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